Programma Festival Orizzonti 2023/24

Le due edizioni del Festival Orizzonti, sia quella autunnale che la primaverile, si misurano con il concetto di immagine. La ricchezza di universi poetici che tale parola è capace d’evocare mi ha portato a disegnare quattro programmi eterogenei che in qualche modo testimoniano solo alcune delle sue possibili declinazioni di senso.
Il primo concerto autunnale si intitola Frames, in riferimento ai fotogrammi cinematografici. Proprio ai primordi delle sale da cinema — spesso degli spazi adibiti a luna park e poi convertiti al nuovo uso — e al piccante odore di olio di macchine automatizzate che ancora ne impregnava le pareti, fa riferimento il brano di Francesca Verunelli Cinemaolio. I brani di Zeno Baldi (Mold Décalage) rendono sensibile lo scorrere ritmico del fotogramma in un flusso increspato da cui nascono suoni immaginifici ed elettronicamente trattati. Raffaele Sargenti lavora l’immagine come rappresentazione e memoria, in Play with J. il violino suonerà insieme ad un ricordo acustico (una vecchia immagine) del celebre violinista dell’800 Joseph Joachim, mentre in Tableaux vivant coi colori di Falconieri l’omaggio al compositore barocco sarà vestito da una coreografia del suonare.

Il titolo del secondo concerto (Micro Macro) tradisce già il senso del programma, un viaggio tra immagini/paesaggi in grande scala e i loro opposti microscopici. Il riferi- mento è ai lavori pianistici di Marco Stroppa Miniature Estrose (ispirati ai codici miniati medievali e ai motivi decorativi dei capolettera o delle immagini in essi contenute) contrapposti alla chitarra elettrica sgorgante e tellurica di Pierluigi Billone (Sgorgo Y). Il piccolo e impertinente clarinetto/Arlecchino (Der kleine Harlekin) di Karlheinz Stockhausen — che si muove e recita in tutta la scena — si misura invece con la ieratica chitarra/percussione/totem di Giacinto Scelsi in Ko-Tha I.

Un panorama ancora (Die Aussicht) — questa volta di Kaija Saariaho — aprirà il primo concerto dell’edizione Spring del Festival Orizzonti. In omaggio alla compositrice finlandese recentemente scomparsa sono in programma alcune pagine per flauto ed elettronica e per ottavino che fanno parte del suo alto testamento artistico (Noa Noa Dolce Tormento), in un succedersi di brani pensato come alternanza di scene madri cinematografiche.

Le penitenze del gioco d’infanzia Dire Fare Baciare Lettera Testamento saranno le guide d’ogni scena tra l’interrogazione del dire delle Récitations di Georges Aperghis, le lettere intrecciate (Les Lettres Enlacées II) di Michaël Levinas, il bacio di J. S. Bach a un fratello lontano riletto da Simon Steen-Andersen, il fare materico di Vittorio Montalti (Dialoghi con la materia) o le “parole ad uso” (L’usage de la parole) di Franck Bedrossian. L’ultimo concerto del Festival sposta il fuoco dall’immagine in sé al supporto attraverso il quale abitualmente la osserviamo. Lo schermo non è una superficie neutra, è un filtro e un mezzo dotato di storia e di vizi, un dispositivo soggetto a innovazione e a rotture (Screen Flickering Noises). Una superficie generalmente piatta che a dire d’osservarla bene possiamo anche vedervi il nostro stesso riflesso, fuso con il proiettato. Uno spec- chio che ci sovrappone alla narrazione della nostra società.

Di obsolescenza tecnologica come cifra estetica e di rifiuto dell’ibridazione tra le iden- tità (in questo caso acustica ed elettronica) ci parla Francesca Verunelli con il suo In bianco e nero mentre Vittorio Montalti (Five Screens) sembra voler restituire le sensa- zioni di una passeggiata in una parete multi-schermo da museo d’arte contemporanea. Franck Bedrossian con It ci inchioda al vetro con la curiosità di chi osserva per la prima volta qualcosa o “la cosa”. A legare il tutto l’immagine acida e corrosiva del suono di Fausto Romitelli, con alcune delle sue più celebri pagine (Trash TV Trance e Domeniche alla periferia dell’impero). La televisione che sdogana il trash (e la trance provocata dal suo martellante accumulo) come nuovo prodotto nazionàl-popolare e lo schermo televisivo che scandisce le indolenti domeniche italiane in famiglia.

Sono queste le domeniche dal cuore periferico, un punto topografico lontano dall’im- pero che appartiene ormai alla geografia dell’altrove.
A dar voce a questi quattro percorsi di ascolto sono i preziosi 12 solisti di Opificio So- noro a cui si uniscono alcuni graditi ospiti come la cantante Niki Lada, il pianista Erik Bertsch e il violoncellista Claudio Pasceri.

Marco Momi

16 novembre 2023 – 20:30

1 – FRAMES

17 novembre 2023 – 20:30

2 – MICRO MACRO

11 aprile 2024 – 20:30

DIREFAREBACIARELETTERATESTAMENTO

12 aprile 2024 – 20:30

SCREEN FLICKERING NOISES